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Channel: Nella MENTE di ZERO
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Le mie 10 canzoni preferite

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E per 10 canzoni preferite, intendo quelle degli ultimi anni, perché per quelle di quando ero un moccioso col moccolo al naso se ne riparla magari un'altra volta. Premetto fin da subito che l'ordine in cui le troverete è del tutto casuale, nel senso che queste mi piacciono tutte in egual modo. Troverete canzoni completamente diverse tra di loro, sia come genere che come tematiche, ma ognuna di esse rappresenta una parte di me, un ricordo o un momento della mia vita da proto-adulto. Alzate il volume e buon viaggio.


10 - ROTTING CHRIST-In Nomine Dei Nostri
Ultima entrata nella TOP 10, questo gruppo è diventato in breve tempo uno dei miei preferiti; in passato li snobbavo ingiustamente, ma poi ascoltandoli meglio, ecco che è scoppiato l'ammmore.

9 - ROCKETS-On The Road Again
Rockets: un nome, una garanzia. Sano space rock anni 70-80, psichedelico, unico, e con questa cover dei Canned Heat sono semplicemente perfetti.

8 - WARDRUNA-Fehu

7 - DAVIDE VAN DE SFROOS-Il Camionista Ghost Rider
Folk italiano allo stato puro; sicuramente non è alla portata di tutti, per via del dialetto comasco (precisamente della variante tremenzina), ma i suoi testi sono così carichi d'umanità che ogni canzone parla direttamente al cuore.

6 - DIO-Stand Up And Shout
Ronnie James Dio, un pilastro dell'heavy metal. Punto.

5 - CAPAREZZA-Abiura Di Me
Tutti vi diranno che Caparezza è il rapper migliore che abbiamo in Italia. Balle, perché lui non è un rapper. Tralasciando i discorsi da fanboy, lo considero un ottimo artista e con questa canzone ha creato un inno alla mia parte nerd.

4 - BOSTON-More Than A Feeling

3 - SOULFLY-Prophecy
La colonna sonora delle mie superiori; sogni, speranze, progetti. Un profezia mai avverata.

2 - FINNTROLL-Födosagan 
I Finntroll sono uno dei miei gruppi preferiti, e trovare una canzone che mi piace più delle altre non è facile, quindi ho deciso di mettere una di quelle meno calcolate.

1 - IRON MAIDEN-The Trooper
Tra tutte le loro canzoni, The Trooper è in assoluto la mia preferita; una scarica d'adrenalina sparata a novemila nel cuore.

FUORI SCALETTA - HAVOC-Vicini E Lontani
Una vita fa, quando giravo per concerti in luoghi oscuri e più vicini all'apocalisse di quanto si possa pensare, questo gruppo torinese era la soundtrack perfetta di quel periodo così lontano della mia esistenza. Potevo mettere gruppi come i Negazione, Indigesti o Nerorgasmo, ma sono troppo mainstream. 

Il ritorno di Jeeg robot d'acciaio

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La notizia era già nell'aria da qualche tempo, ma non essendo mai stata ufficializzata, e con la scarsa qualità delle foto apparse in rete, tutto sembrava convergere verso la bufala creata per infrangere i cuori dei nostalgici. E invece...


Nella pagina Facebook e nel sito ufficiale della Giochi Preziosi è apparsa la foto che vedete qui sopra, dove al centro è posizionato un bel Jeeg, precisamente questo:


Il jumbo, alto circa trenta centimetri, raffigura il classico Jeeg degli anni 70, ma la linea porterà il nome di Shin Jeeg, essendo incentrata principalmente sull'omonima serie del 2007, che il canale K2 ha iniziato a trasmettere per la gioia dei bambini quarantenni.


Al momento non si conoscono ulteriori dettagli sulla linea di giocattoli, oltre alla presenza di pupazzetti più piccoli chiusi in blister, raffiguranti vari personaggi della serie. La data della messa in vendita è un vago autunno 2016; non ci resta quindi che aspettare ancora un po', alla fine sono passati solo quarant'anni dall'ultima volta.

La mia prima volta (da Dungeon Master)

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E così, a ventisei anni, ho mosso i miei primi tragicomici passi nel mondo di Dungeons & Dragons


Io, quattro amici, due PC, manuali del gioco in ogni formato, cibo spazzatura, ignoranza, rutto libero e un sabato sera passato a lanciare dadi come fossero granate, mentre i vicini di casa avranno pensato le peggio cose sulle nostre madri. Ma chissene, era la giusta vendetta per tutte quelle volte che i suddetti vicini trascinano i mobili alle due di notte, camminando per l'appartamento con delle comode pantofole di ghisa. 

Essendo io acerbo in fatto di D&D, ed essendo pure un masochista, quando mi hanno chiesto se volevo fare il Master (per quelli che non lo sanno, è il capoccia che crea tutta l'avventura e dirige la congrega di avventurieri verso morti atroci emozionanti viaggi nel regno della fantasia) ho risposto subito di sì. Ma non avevo la minima idea di cosa dovessi fare. E quindi nel giro di qualche settimana, ecco che mi sono letto i vari manuali del Master, del Giocatore, dei Mostri e ho buttato giù una storia. Non avendo la minima idea di cosa stessi facendo -anche se l'ho appena scritto poco sopra, andava ripetuto- perché come abbiamo iniziato a giocare mi sono accorto dei miei errori di valutazione: un semplice combattimento è durato quasi un'ora. Sarà che dovevamo prenderci tutti la mano, sarà che i PG iniziali erano tutti a livello epico (per motivi precisi riguardanti la trama) e ciò voleva dire statistiche e abilità che nessuno sapeva gestire. Sarà che forse, gestire cinque nemici contemporaneamente da verginello del settore, sia paragonabile al ritrovarsi in pista la domenica mattina con affianco Rossi e Marquez che ti dicono: «Ci vediamo al traguardo», e tu sei un neopatentato alla tua prima uscita con il Ciao della Piaggio.

Alla fine della sessione, verso le cinque del mattino, ed incredibilmente tutti ancora vivi (non cerebralmente, le sinapsi del gruppo avevano battuto la ritirata almeno un'ora prima, quando per interrogare un prigioniero ci sono volute due persone e quindici minuti. E il prigioniero era un campagnolo con l'intelligenza di un comodino), abbiamo appurato che sì, si potrebbe continuare a giocare a D&D. Magari però, la prossima volta i dadi li lanciamo con mena enfasi, che alle quattro di notte non sono mica tutti bloccati nelle catacombe come noi.

Le sorpresine più belle degli anni 90 - seconda parte

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Siete pronti per un nuovo tuffo nel passato? Oggi torniamo negli anni d'oro delle sorpresine, dove in quasi ogni prodotto alimentare e non, ti rifilavano giochini e gadget di ogni tipo. La prima parte, per chi se la fosse persa, la può trovare qui.

DOPPIAFACCIA






















Una delle serie Kinder meglio riuscite; potevano essere gnomi-animali oppure facce-veicoli, a seconda di come li si guardava. Il design era fantastico, nonostante non fossero veri e propri giocattoli.

ELICOTTERI MODERNI



Ennesima serie di veicoli componibili, questa volta con soggetti più moderni e dettagliati. Ricordi che li usavo assieme alle Micromachines.

VEICOLI DI LEGNO











Barche, treni e aerei fatti di legno; per dettagli e forme ricordavano i vecchi giocattoli degli anni 50.

UOMINI PREISTORICI




Le sorpresine più odiate dai creazionisti. Un'idea semplice per far imparare ai bambini l'evoluzione umana. Alla faccia di Darwin.

SPACE SHUTTLE




La kinder ci sapeva proprio fare con i veicoli in scala ridotta.

HERCULES NESTLÉ

Era il 1997, quando nei cinema uscì la versione animata di Hercules targata Disney, e tra i vari prodotti a tema e merchandisig spuntarono i pupazzini della Nestlè. Tralasciando quelli con più personaggi assieme, il titano di roccia e l'idra erano belli all'epoca e sono belli tutt'ora.

REPLICHE DEI FOSSILI NESTLÉ

Lo sanno anche i muri della mia passione per i dinosauri, e quando uscì al cinema il seguito di Jurassic Park, Il Mondo Perduto, ero in estasi. Poi un giorno, dai cereali mi esce fuori un blister contenente la replica dell'artiglio di un raptor:


SORPRESE DEI SIMPSON KINDER & FERRERO

Quando i Simpson non mi davano lo stesso effetto dell'orticaria, facevo incetta delle card plastificate che si trovavano nelle merendine Kinder & Ferrero. Per non parlare delle capsule da applicare sul quadrante dell'orologio digitale, in regalo con le confezioni deluxe.

E qui si ferma il nostro secondo viaggio alla scoperte delle sorpresine più belle degli anni 90; prima di chiudere però, una comunicazione di servizio: se siete ancora interessati al progetto XAGAX, fatemelo sapere, che nel caso ricomincio a buttare giù qualche idea. Grazie.

E alla fine ho mollato la Marvel

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Era nell'aria già da qualche tempo, ma per un motivo o per l'altro, alla fine posticipavo sempre quello che sapevo essere un addio obbligatorio alla Casa delle Idee. Perché? Perché le idee le aveva finite da tempo, e di reboot e personaggi transgender mi ero definitivamente rotto le balle. 

L'olimpo Marvel, nato nel 1939, ha subito con gli anni numerosi restyling; per decenni, si è continuato ad aggiungere sempre più personaggi, in un susseguirsi di detronizzazioni e inconorazioni di nuove icone. Poi, all'improvviso, tutto si è fermato: avevano finalmente trovato l'equilibrio perfetto: gli eroi definitivi. O almeno, così è stato negli ultimi decenni. Si è costruito una sorta di regno degli intoccabili, dove più nessuno poteva farci parte. Non c'era più posto per i novizi, per volti nuovi o per i cambiamenti. Tutto è rimasto congelato nel tempo, cementificandosi fino a formare le fondamenta di un impero che sembrava potesse durare per sempre. Ma così non è stato. E sapete il motivo? Perché non hanno mai voluto osare. Hanno sempre avuto paura del cambiamento, anche quando era necessario per le sorti delle varie testate. Hanno sempre preferito relegare le idee più azzardate in universi paralleli o storie fuori cronologia, in modo che bastasse un colpo di spugna per cancellare tali eventi. Centinaia di storie apocrife, che magari avrebbero saputo dare nuova linfa vitale a serie per troppo tempo stagnanti, lasciate invece nel dimenticatoio: sempre i soliti personaggi sempre alle prese con i soliti problemi, mai una volta che leggendo una storia si abbia la sensazione di sbigottimento, di sorpresa ad ogni pagina sfogliata. Certo, ci sono state eccezioni, specialmente nelle testate mutanti con la Fenice e il ciclo di Morrison di E come Extinzione, ma sono come granelli di polvere in un deserto di pubblicazioni mediocri. Ci sono stati cicli bellissimi di Daredevil, conditi da storie dell'Uomo-Ragno da far venire il latte alle ginocchia. Interi cicli dei Vendicatori che sembravano fatti con lo stampino, dove mese dopo mese erano sempre le solite baruffe tra gente in costume. Poi, all'inizio degli anni duemila, arrivò la svolta: l'Ultimate Universe. Certo, negli anni 90 ci fu pure il mai troppo lodato universo 2099, ma tranne per le serie dell'Uomo-Ragno, Doctor Doom e Ghost Rider, tutto il resto era fuffa di qualità meno che mediocre. Sì, gli X-Men 2099 non mi sono mai piaciuti e Ravage era, è e sarà per sempre un rifiuto radioattivo scaricato lasciato a galleggiare nel cesso  di un Autogrill. 

Dicevo: l'Ultimate Universe, ossia il vecchio che abbraccia il nuovo. Una revisione contemporanea totale dell'universo classico. Dove il pantheon classico Marvel veniva tirato a lucido, e dove anche le trovate più azzardate venivano percepite in modo diverso. Ricordo con piacere il primo ciclo delle storie degli Ultimates, la controparte dei Vendicatori di questo universo, dove Occhio di Falco era mulatto, Tony Stark era uno stronzo con un tumore al cervello e Capitan America il solito Capitan America, ma ancora più fuori dal tempo. Una boccata d'aria fresca, dove le vecchie storie del passato venivano riviste e contestualizzate nel mondo reale. In ogni numero di una qualsiasi delle testate, non si aveva la reale percezione di quello che sarebbe successo nella pagina seguente, anche nel caso in cui la storia fosse il remake di una grande saga classica, perché lì, in quell'universo alternativo, tutto poteva succedere. Anche che personaggi come Ciclope o Wolverine morissero per davvero. Per sempre. Forever. O come vedere il Doctor Strange essere stritolato fino a fargli uscire gli occhi dalle orbite. Cose che nell'universo classico non potrebbero mai succedere, perché ogni volta che un personaggio principale ci lascia le penne, stai pure sicuro che trovano il modo per riportarlo in vita, togliendo al lettore lo stupore o quel senso di lutto generale, di attaccamento. E questo è uno dei motivi per il quale ho iniziato a mollare la Terra-616

Il secondo motivo rende quanto ho scritto finora un controsenso, ma vedrò di spiegarmi meglio: il cambiamento totale dell'universo Marvel dovuto alla saga di Secret Wars. Quel cambiamento che tanto osannavo qualche riga più sopra, la demolizione del sacro pantheon degli eroi, quella boccata d'aria fresca che avrebbe scosso dalle fondamenta la Casa delle Idee, è stata per me uno dei flop più grandi della storia dei fumetti. Ho seguito con attenzione il rush finale di ogni saga (che leggevo al tempo) e mi sono letto tutto il ciclo di storie che formano l'arco narrativo della Secret Wars, per poi, una volta concluso il tutto, ritrovarmi tra le mani tanti nuovi numeri uno. Tante testate nuove, con grafiche moderne, nomi originali (vedi Daredevil), nuovi supergruppi e nuove squadre di vendicatori. Al plurale, perché ce ne sono per tutti i gusti. Ma non per i miei. Perché se ora Spider-Man è una sorta di Tony Stark, con annesso bolide da corsa arrampicamuri, è anche vero che tale cambiamento è forse leggermente fuori contesto con il personaggio. Da amichevole Uomo-Ragno di quartiere a playboy multimilionario a capo di una società tutta sua, il passo non è breve. Anzi. Ma tolta la facciata, delle finte novità come le mille squadre di Avengers e X-Men differenti, il succo del discorso è rimasto invariato: le storie sono sempre quelle. Memorabili come il nome di un mobile dell'Ikea. 


Kädregä
Ed è un peccato, perché la buona volontà ce l'hanno messa per cambiare, ma purtroppo non è bastato. E a mia difesa dico solo che ho atteso fino all'ultimo; ho preferito dare un'ultima possibilità, pazientando un numero dopo l'altro che le storie prendessero il giusto ritmo o addirittura che mi entusiasmassero. Ma se dopo cinque numeri non hai ancora combinato una fava, io ti dico che è stato bello finché è durato. Stammi bene e buon proseguimento. 



Robot Spirits #120 - Aura Battler Billbine - La Fotorecensione

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Un modello che avevo in casa già da qualche settimana, ma che tra una cosa e l'altra, non ho avuto modo di recensirlo fino ad ora. Come con il cugino Dunbine, anche questo modello proviene dalla medesia serie, Aura Battler Dunbine, da noi mai arrivata. Partiamo quindi con le foto dello scatolame.



La scatola è identica a quella del già citato Dunbine, con il fronte sobrio e il retro raffigurante il robot in diverse pose. Anche questo modello è parecchio datato, ma la qualità generale se la gioca con molti prodotti odierni. Anzi, diciamo pure che a confronto di tanti suoi colleghi robotici moderni, questo Billbine della Bandai è anche nettamente superiore, sia per materiali usati e per i punti d'articolazione.


Il contenuto della confezione è per lo più occupato dalle varie armi del robottone, poi ci sono le immancabili istruzioni e il mega effetto minchiapotenza della spada.


Mi scuso subito per la qualità pessima delle foto; comunque ecco Billbine una volta montate le ali.


Come per suo cugggino Dunbine, anche qui la cabina di pilotaggio posta nel petto del robot, che si apre nello stesso identico modo.



Questo è il modello completo, una volta applicate le varie armi in dotazione.



Il mitra del Billbine ha la particolarità di trasformarsi in una specie di Gunblade, alla Final Fantasy VIII per intenderci.



L'effetto minchiapotenza.


A differenza del Dunbine, il Billbine può assumere la forma di un grifone. Non avendo un piedistallo (unica nota negativa è proprio la mancanza di esso nella confezione, che avrebbe reso il modello davvero perfetto) non sapevo come farvelo vedere in volo, quindi ciccia, usate la fantasia.




Prima di concludere, mi sono dimenticato di dirvi che ogni particolare è reso alla perfezione; notate il palmo dei piedi, che ricordano effettivamente le zampe di un rapace. 

Anche questo modello della linea Robot Spirits è a mio avviso un ottimo prodotto, sia come qualità/prezzo, che come resa finale del modello, ricco di dettagli e posabilissimo. Se qualcun altro conosce la serie Aura Battler Dunbine, sono convinto che possa apprezzare al meglio questa versione del Billbine. 

LA RECEN(T)SIONE DI: Il Cimitero degli Amori Perduti

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A parlare d'amore sono capaci tutti, basta accendere la radio e sentire le millemila canzoni sdolcinate che ci propinano da decenni i soliti "cantanti"; un copia-incolla di frasi fatte, banalità e stereotipi, condite da motivetti strappalacrime (e sfrangimaroni) che pretendono di raccontare quello che erroneamente considerano amore. Ma un sentimento così labile, capace allo stesso tempo di legare indissolubilmente le persone, che esse lo vogliano oppure no, è in verità un'arma a doppio taglio.

E come scriveva Charles Bukowski: "L'amore è un cane che viene dall'inferno."

E se c'è qualcuno che per una volta ha osato guardare tale sentimento con occhi disillusi, tracciandone su carta tutte le sfaccettature più oscure e meno sdolcinate, sono proprio i ragazzi della McGuffin Comics. Se avete letto la mia recen(t)sione del loro primo lavoro, già saprete di chi sto parlando, per tutti gli altri vi basti sapere che sono una nuova realtà nella scena del fumetto indipendente italiano, che in breve tempo si sta facendo strada in questo difficile settore. Insomma, una di quelle cose che a me stanno molto a cuore. Ma bando alle ciance e parliamo di questo loro secondo lavoro, Il Cimitero degli Amori Perduti.


Utilizzando la stessa struttura narrativa de In Mass Media Res, dove i racconti che formavano il volume erano collegati tra di essi da una storia di sfondo, in questo nuovo lavoro ne hanno ampliato il concetto, facendone il vero cuore dell'opera. Un viaggio nel cimitero onirico di tutti gli amori finiti, dove il lettore viene preso per mano e accompagnato come un moderno Dante, attraverso i gironi infernali che l'amore può riservare a tutti coloro che hanno la sfortuna di esserne consumati nel corpo e nell'anima.


E sarà proprio Dante a far per primo da guida al protagonista, scambiando con lui uno dei dialoghi chiave del volume; in poche righe è racchiuso quello che centinaia di "cantanti" sentimentalisti non sono mai riusciti a descrivere: il vero concetto d'amore.



Ogni storia è un universo a se stante, dove il sentimento d'amore viene vissuto in modo diverso a seconda dei personaggi che andremo a conoscere. In certi casi saremo testimoni esterni, in altri invece, sentiremo tutto il peso di cui un amore finito ti sa caricare, quella sensazione di vuoto e incompletezza che prima o poi tutti proveremo nella nostra vita.

A farvi sentire come stracci impotenti, storia dopo storia, ci hanno pensato Roberta Taboni e Rosa Anna Esposto, Mattia Ferri, Silvia Signorini, Mattia Boglioni e Simone Guarini, Nicolò Belandi, Elisa Mereu, Martina Bonanni, Massimiliano Talamazzi e Valerio Pastore. Un nutrito gruppo di artisti e sceneggiatori giovani e promettenti, accompagnati dalle illustrazioni a fine volume di Sara Pavan e Laura Micieli ed il tutto avvolto nella figherrima copertina di Laura Mondelli, di cui adoro alla follia lo stile.

Come secondo lavoro non mi ha lasciato per nulla deluso, anzi, per certi versi è riuscito a superare qualitativamente In Mass Media Res, riuscendo a catturare al meglio la mia attenzione. Certo, non tutte le storie hanno avuto il giusto spazio, e qualche tavola in più avrebbe magari enfatizzato al meglio certe situazioni, ma per il resto l'ho trovato un volume davvero piacevole e fruibile da tutti. La lettura scorre fluida fino all'ultima pagina, ed il prezzo di copertina vale il costo del biglietto per un viaggio nel Cimitero degli Amori Perduti.

Se siete interessati al progetto, li potrete trovare al Borda!Fest dal 28 al 31 ottobre, presso i sotterranei del baluardo di Santa Croce, Via delle Conce 45, Lucca. Inoltre i loro fumetti si possono acquistare direttamente in fiera, contattandoli sulla loro pagina di Faccialibro o tramite la mail: mcguffincomics@gmail.com.
Inoltre i loro prodotti si trovano in vendita presso le seguenti fumetterie/librerie:
Games Academy Manicomix Desenzano - Viale Tommaso dal Molin 14, Desenzano del Garda (BS) eL'Ozio - Via Battaglie 55/b, Brescia

I pupazzini di Shin Jeeg della Giochi Preziosi - La Fotorecensione

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Qualche settimana fa vi ho parlato della linea di giocattoli dedicati alla serie Shin Jeeg, prodotta dalla Giochi Preziosi su licenza Dynamic; bene, alla fine sono usciti nei negozi, ma come sono? Ne vale la pena portarseli a casa? Ehm...forse.


Al momento sono riuscito a trovare solo i pupazzetti in gomma dura, alti nemmeno dieci centimetri, contenuti in blister da quattro personaggi ciascuno, per un totale di otto figure. Il problema è il criterio con il quale sono raccolti, che è quasi in modo casuale, in modo che se qualcuno li volesse tutti gli toccherebbe comprare almeno tre confezioni, portandosi in casa doppioni su doppioni.


Dopo uno studio meticoloso su come raccattare il maggior numero di personaggi, limitando al minimo i doppioni, ho optato per le confezioni che avete visto poco sopra, che però non contengono l'ultimo personaggio che mi manca per finire la serie: il ministro Amaso. Vabbè.


Una volta liberati dal blister, i pupazzini si mostrano per quello che sono, ovvero dei pessimi gashapon di una qualità imbarazzante.


Shin Jeeg è orrendo, con quelle orecchie a sventola cromate e la faccia da pirla. Non pretendevo chissà quale livello di dettaglio, ma almeno qualcosa di anche solo lontanamente apprezzabile non avrebbe guastato.


Il vecchio Jeeg, invece, assomiglia come composizione al mitico Goldrake di gomma della Ceppiratti. Con quarant'anni di ritardo.




Alla regina Himika si è ammosciata l'ascia bipenne dalla tristezza. Nemmeno il viso le hanno fatto quei maledetti.


Lo Yomi è venuto fuori tutto sghembo, poverino.


Altro discorso è invece quello che riguarda Bakura, che risulta essere il pezzo più dettagliato e migliore di tutta la serie.


Il Gormita mostruoso Magura è anonimo, sia come design che per il color budino. O merda, come preferite.


L'ultimo pezzo è il Big Shooter, la navicella che lancia i componenti a Jeeg. Come qualità generale dei colori e dei dettagli, siamo ai livelli della già non troppo eccelsa Go Nagai Collection. Fate voi.

Insomma, il ritorno nei negozi italiani di Jeeg non è stato dei migliori, spero almeno che i personaggi giganti siano migliori di questi pupazzini in gomma, che non ho neppure il coraggio di esporli in giro per casa.

Nintendo Switch, la nuova console smontabile

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E dopo mesi e mesi di rumors, di false notizie e depistaggi vari, ecco che viene svelato cosa si nascondeva sotto il nome di Nintendo NX.

 

Come prima impressione mi ha lasciato davvero incuriosito, con quel suo essere smontabile a seconda delle situazioni. Mi ricordo però, che all'epoca dell'uscita della Wii U, si parlò della sua dualità come console fissa e portatile; cosa che poi si dimostrò non fattibile, se non dal divano al bagno di casa, sempre che non ci fosse troppa distanza tra le due stanze.


Che quindi questa Switch sia l'effettivo progetto Wii U così come lo era stato concepito? E se sì, avrà più successo del suo predecessore? Lo scopriremo a marzo 2017. Comunque l'idea di uno Skyrim portatile mi attizza quasi più di una bella rossa.

Quasi.

I raptor della Creative Beast Studio

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Ormai lo sanno pure i muri, che molte specie di dinosauri erano provvisti di piume, e per certi versi molto più simili a tacchini giganti, piuttosto che alle controparti cinematografiche a cui siamo abituati da decenni. E mi riferisco principalmente alla serie di Jurassic Park, che nonostante la consulenza del paleontologo di fama mondiale Jack Horner, ha sì il merito di aver portato sul grande schermo i migliori dinosauri mai visti prima, ma ha pure fossilizzato nella mente delle persone un'immagine sbagliata di questi animali. Per fortuna però, ci pensa la Creative Beast Studio a sistemare le cose.


Partita con una campagna di crowdfunding su Kickstarter, la serie Beasts of the Mesozoic comprende diversi modelli di raptor dipinti a mano, di una qualità e un dettaglio davvero incredibili. 



I modelli sono snodabili e posizionabili come più si vuole, grazie ai numerosi snodi presenti su tutto il corpo, e alla pratica basetta che richiama i vari tipi di terreno e vegetazione della loro zona di provenienza. Per chi volesse saperne di più, questo è il loro sito ufficiale, per chi invece vorrebbe aggiungerli al proprio Jurassic Park personale -eccomi qua!- potrete ordinarli da qui; c'è purtroppo lo spettro del pre-order, che si aggira ad un approssimativo maggio 2017, ma considerando la cura per ogni dettaglio ed il prezzo per niente elevato, considerando tutto il lavoro che c'è dietro, questi raptor della Creative Beast Studio risultano un acquisto obbligato per tutti gli appassionati.

Creepy Mind #3

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Rieccoci con un altro inquietante appuntamento con la rubrica Creepy Mind, giusto perché oggi è Halloween. Se non avete letto le prime due puntate le potete trovare comodamente QUI e QUA, per tutti gli altri sapete già come funziona: tutti i fatti da me raccontati sono stati vissuti personalmente, o come questa volta da persone a me vicine, non pretendo che crediate agli avvenimenti da me descritti, ma il mondo è anche questo.

Sono venuto a conoscenza di questi avvenimenti parecchi anni dopo il loro svolgimento, durante una chiacchierata tra parenti. Si parlava casualmente di strani avvenimenti, quando all'improvviso mia zia salta fuori con la storia del fantasma che infestava la sua vecchia casa. E a quanto pare ero l'unico che non ne sapeva nulla. Tutto iniziò un giorno qualunque, quando mia madre e mia zia, che da poco aveva dato al mondo mio cuggino (quello che sa un colpo segreto che se te lo dà dopo tre giorni muori), stavano bevendo un caffè, chiacchierando del più e del meno. Poi, di colpo, il fornetto microonde si accende da solo. Il particolare inquietante? Non era collegato a nessuna presa di corrente.

Non avendo vissuto questi avvenimenti di persona, purtroppo molti dettagli o avvenimenti non posso saperli con certezza o novizia di particolari, comunque, prima di proseguire, è meglio che vi spieghi di più su questa "casa infestata".

Il luogo si trova appena fuori dal mio paese, in una borgata di poche case molto vecchie e per la metà abbandonate da tempo. All'epoca, metà anni 90, la casa era appena stata messa in affitto dopo la morte del precedente proprietario; un signore anziano e rimasto vedovo, che i figli portarono a passare i suoi ultimi giorni in una casa di riposo, nonostante lui se ne volesse restare a casa. E forse è stato questo suo attaccamento alla propria abitazione a scatenare gli avvenimenti successivi.

Uno di questi è successo in camera da letto, mentre mia zia stava facendo, appunto, il letto. Al momento di sistemare le lenzuola, il materasso venne schiacciato come se ci fosse adagiato qualcuno, ed il lenzuolo rimase sollevato prendendo la sagoma di una persona coricata.
In seguito, dopo qualche tempo e sempre nella stessa camera, durante la notte il lettino di mio cugino (provvisto di rotelline) si spostava da solo, come se spinto da qualcuno.

Una sera, mentre c'era una cena con altri parenti e non so chi, dalla scala di legno che portava al piano superiore sentirono tutti dei rumori di passi, e l'ombra di un uomo col cappello scendere per poi svanire nel vuoto. Inutile dirvi che la cena non proseguì oltre.

Dopo non molto tempo mia zia decise di trasferirsi, e per tutto il periodo del trasloco per la casa si sentiva odore di putrefazione. Non conosco bene altri dettagli, ma ricordo che si parlava di prove fotografiche della presenza di questa entità, in seguito bruciate per paura da parte di mio padre, che per circa un anno rimase davvero scosso per quello che vide. Dopo il trasloco la casa non è più stata affittata o venduta, e tutt'ora è in stato di completo abbandono.

E per oggi ci fermiamo qui; ricordo che se volete scrivere delle vostre esperienze personali, in modo che poi possa pubblicarle col vostro consenso nella Mente, vi basta mandarmi una mail al mio indirizzo personale, che trovate nelle informazioni. Non mi resta che augurarvi un tetro e spettrale Halloween a tutti, sperando che il Creepy Mind di oggi vi abbia messo addosso la giusta suggestione per vivere al meglio questa serata.

Jeeg giganti e Daltanious della collana Anime Robot - La Fotorecensione

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Innanzitutto mi scuso per la qualità infima delle foto, ma le ho fatte in condizioni di luce davvero sfavorevoli, ed il flash non ha di certo aiutato. Comunque...


L'ultima volta che ho parlato della linea di giocattoli di Shin Jeeg, non ero rimasto di certo colpito per la loro qualità, anzi. Ora però, nonostante non si parli di personaggi giganti in PVC da collezione, ma più semplicemente giocattoloni in plastica, le cose sembrano andare molto meglio.


La scatola presenta le stesse immagini di quelle dei pupazzini più piccoli.


Il retro è spoglio e mostra solo delle immagini di Shin Jeeg con i vari componenti, contornate da frasi come "Vai Jeeg...CUORE E PLASTICA!".


Una volta tolto dalla scatola, il Jeeg classico non è poi così classico. Le gambe sono completamente diverse, come pure tanti piccoli particolari sparsi su tutto il corpo. Il modello è infatti basato su quello presente nella serie Shin Jeeg, con un design molto più spigoloso ed i piedi a ferro da stiro.


Sul retro del robot si notano gli unici punti avvitati, presenti nel torso e nel buco del...


I punti di snodo sono pochi, esattamente come i modelli in PVC per collezionisti. Questa è la classica posizione "altolà al sudore!".


La testa può essere ruotata di qualche grado.


Le gambe si possono volendo aprire, provando a fargli fare la break dance.



Lo Shin Jeeg, protagonista di questa linea, ha un design molto più aggressivo, con tutte quelle punte e spuntoni sparsi per il corpo. In entrambi i modelli sottolineo la buona colorazione, non eccelsa ma stiamo sempre parlando di pupazzoni di plastica da nemmeno trenta euro, contro i modelli in PVC dal prezzo a volte anche quattro o cinque volte superiore.




Purtroppo lo Shin Jeeg è negato per la break dance.


Passiamo ora alla prima uscita della collana da edicola Anime Robot, fatta da uscite quindicinali e avendo come soggetti i vari robottoni degli anni 70 e 80. Daltanious era stato pubblicizzato come in uscita il 2 novembre, ma già da una settimana gira nelle edicole, quindi non sono sicuro che riusciate ancora a trovarlo.


Esattamente come la Go Nagai Collection, i modellini sembrano a prima vista molto carini, ma avvicinandosi meglio si possono notare tante piccole pecche nella colorazione.



Il primo fascicolo l'ho trovato interessante, pieno di curiosità e con la gigantografia del modello, in cui si possono notare le differenze di colorazione che ha la statuina. Personalmente, l'unico motivo per il quale l'ho preso è stata la curiosità, ma se avete intenzione di cominciare la collana sappiate che il piano dell'opera non è ancora stato chiarito. Va bene la prima uscita a cinque euro, ma già dalla terza le cose cambiano, ed il non sapere di quanti volumi è composta è un deterrente a continuarla, specialmente se considerate la qualità/prezzo delle statuine.

In poche parole: promuovo i due Jeeg della Giochi Preziosi, nonostante non siano la perfezione. Se qualcuno è un esperto in colorazione di modellini, sono sicuro che con le dovute modifiche possano essere dei gran bei modelli, mentre la Anime Robot la schivo come ho fatto con la Go Nagai Collection.

I fantastici giocattoli cinesi della Chap Mei Plastic Toys

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Scusate la lunga assenza del blog, ma per una settimana ho avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con un virus viuuulente, che mi ha costretto nei migliore dei casi a stare parcheggiato nel letto, nei peggiori invece in un'altra stanza della casa adibita ad evacuare le scorie radioattive. Ora sembra che sia stato finalmente debellato e sono quindi pronto per ricominciare. Bene, dopo questa spiegazione esauriente su come e dove abbia passato la settimana scorsa, posso finalmente parlarvi di una ditta di giocattoli particolare; tutti voisentendo parlare di giocattoli cinesi proiettate in automatico la mente verso le più strambe schifezze, deliranti fantasie e taroccate farlocche che il genere umano abbia mai prodotto. Bene, cioè male, perché a dire la verità, esiste un'eccezione alla regola, e sto parlando della Chap Mei Plastic Toys.


Fondata nel 1971 a Hong Kong, la Chap Mei ha da sempre una marcia in più rispetto a tante altre industrie cinesi dei giocattoli; non si è accontentata di fare i soliti pupazzini in bilico tra il trash e l'osceno, come abbiamo imparato a vedere con la rubrica Fake in China, ma ha saputo creare delle vere e proprie serie di culto tra gli appassionati del settore. 






Non si hanno molte altre notizie a riguardo di questa misteriosa compagnia cinese, ma vi basti sapere che i suoi prodotti sono venduti in tutti i più grandi negozi di giocattoli del mondo, a fianco di nomi molto più blasonati come Hasbro o Mattel. 





I set Chap Mei sono qualcosa di completamente diverso dalla quasi totalità dei giocattoli moderni, dove il prezzo non è rapportato alla qualità e al volume di prodotto venduto. Per chiarirci: quante volte avete visto un set giocattolo compreso di personaggi, nemici, playset e qualche volta veicoli, tutto venduto assieme? Direi che l'ultima volta siano stati gli anni 90. Ma soprattutto, quante serie di giocattoli escono ancora con un playset, stile Masters, per intenderci?





Il suo essere vintage ma al passo con i tempi, offrendo prodotti di qualità ad un prezzo tutto sommato alla portata di tutti e con una vasta gamma di prodotti differenti, fanno sicuramente della Chap Mei una delle aziende migliori nel settore. 


Ma non è tutto oro quello che luccica, ed è normale che specialmente in passato, molti dei loro prodotti fossero rielaborazioni di giocattoli famosi, come G.I. Joe e pure i dinosauri del terzo Jurassic Park. Usando molto spesso gli stessi stampi, modificandoli all'occorrenza, hanno dato vita a un assortimento di creature e mezzi che nulla hanno da invidiare agli originali. A volte risultando addirittura migliorati sotto molti punti.

Forse.

I cugini del Nintendo Classic Mini: NES

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Perché il vero motivo del successo del Nintendo Classic Mini: NES è tutto nel nome che si porta appresso. Senza quel Nintendo davanti, tutte le copie prenotate mesi prima e quelle andate letteralmente a ruba nei negozi, sarebbero ancora accatastate a prendere la polvere. Perché scrivo questo? Per il semplice motivo che il Mini NES non è il primo prodotto del genere, anzi, è solo l'ultimo di una serie di revival-console per nostalgici dell'epoca a 8 e 16 Bit. Solo che le altre le conoscono solo gli amarcord, lo zoccolo duro del retrogaming, quelli che collezionano per davvero queste chicche da prima che fossero di moda. Eccovi quindi una piccola lista dei cugini semisconosciuti del Mini NES.

 ATARI FLASHBACK 7
Prodotta dalla AtGames sotto licenza, riprende il design dell'Atari 2600, con due controller wireless e ben 101 giochi già preinstallati. Capito Nintendo? I controller sono wireless: vuol dire che quel tuo cavetto da trenta centimetri del Mini NES te lo devi mettere nel...ma andiamo avanti; esiste infatti pure la versione portatile.

ATARI FLASHBACK PORTABLE
Che di giochi ne contiene solo 60, ma non è un problema, visto che ha lo slot per le SD Card e la possibilità di essere collegato tramite un cavo alla TV. Non è il massimo del design, ma per il prezzo relativamente basso, io un pensierino ce lo farei.

 SEGA GENESIS CLASSIC GAME CONSOLE
Sempre AtGames, ma questa volta un prodotto davvero migliore di quelli mostrati poco sopra; infatti, il SEGA GENESIS CLASSIC GAME CONSOLE non solo ha ben 80 giochi preinstallati, tra i quali figurano nomi di un certo calibro, ma ha pure la possibilità di utilizzare le cartucce originali del Mega Drive, ops, del Genesis, la sua controparte americana. In più, questa macchinetta delle meraviglie permette il salvataggio dei dati, cosa molto pratica nei giochi di ruolo. Ah, pure qui i controller sono due e sono wireless. Capito Nintendo? Due controller venduti assieme, non che mi tocca comprarne uno a parte. Pezzente.

 SEGA MEGA DRIVE ULTIMATE PORTABLE GAME PLAYER
La versione portatile del Genesis, con 80 giochi e lo slot SD Card. Anche questa può essere collegata alla TV. Ora però voglio il rifacimento del Game Gear, magari che non ciucci batterie come se fosse un reattore nucleare, e senza il fastidioso problema del condensatore che manda in vacca ogni due per tre la console.

 COLECOVISION FLASHBACK

INTELLIVISION FLASHBACK
Sempre la AtGames, questa volta con due reperti del Triassico inferiore: ColecoVision Flashback e Intellivision Flashback. Se al solo guardarli vi ricordano qualcosa, vuol dire che siete più vecchi di quanto pensiate, e che quando uscì il Nintendo NES originale eravate molto probabilmente già maggiorenni. Un minuto di silenzio.

NINTENDO M82
Più che un cugino del Mini NES, direi il padre spirituale. La versione M82 era presente nei grandi magazzini e veniva usato per pubblicizzare e far provare con mano la potenza del NES; poteva contenere fino a 12 cartucce contemporaneamente. 

NINTENDO FAMICOM BOX
Altro NES, questa volta nella versione blindata per Hotel. Una vera chicca per i collezionisti.

POLYSTATION
Ma la vera regina indiscussa rimane sempre la PolyStation, con quei suoi 10.000.000 milioni di giochi in 1. Che vuol dire 10.000.000 versioni della stessa rom scrausa di Super Mario. E la Nintendo muta!

I nuovi Zord del film dei Power Rangers

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Quando qualche settimana fa vidi per la prima volta il trailer del nuovo film sui Power Rangers, devo ammettere che un pochino di speranza si era accesa in me. Poi mostrarono lui.


Il nuovo Megazord, che ha polverizzato ogni mia speranza per questo film. Un incrocio tra Pacific Rim e Arlecchino, che nulla ha in comune con il vecchio e iconico robottone della serie originale. Ma non è finita qui, perché girando per la rete mi sono imbattuto nel primo Zord mostrato al pubblico, ovvero il T-Rex del Red Ranger. 


Il mio commento a caldo è stato "Ah...", poi il silenzio per circa due minuti. Il tempo necessario perché il mio cervello metabolizzasse il trauma. Sono quindi andato alla ricerca di ulteriori informazioni e alla fine, sono riuscito a trovare il video di un ragazzo del sito Ranger Nation, che facendo la recensione del nuovo Megazord ha mostrato il resto degli Zord. E credetemi, devo ancora riprendermi. 

ATTENZIONE:
Il seguente filmato potrebbe distruggere la vostra infanzia, proseguire nella visione potrebbe farvi perdere anche l'ultima fiducia che avete nel genere umano. Visionatelo a vostro rischio e pericolo. 


5 serie animate che odio profondamente

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Sono sicuro che con questo post mi attirerò l'antipatia di molti di voi, ma chissene, è ora che sappiate quanto io sia una brutta persona. Per diversi motivi che poi vi spiegherò, durante la transizione da infanzia a pubertà, ho iniziato a provare prima antipatia, poi disgusto e infine odio per delle serie animate specifiche; del tipo che se ne vedo anche solo la sigla mi sale la voglia di genocidio.

NARUTO
La colpa non è attribuibile alla serie stessa, che trovo comunque noiosa e davvero strutturata male, ma alla fandom di giappominchia brufolosi e imparruccati male che si aggirano ad ogni singola fiera del fumetto. Ok, la loro età media è pari alla metà dei miei anni, ma porcoschifo basta, non ne posso più di vedere cosplay di Naruto. Sono anni che infestano ogni fiera che frequento, nemmeno fossero pagati per esserci. Stesso discorso per One Piece, ma almeno in quel caso la serie è più divertente. Più o meno.


DETECTIVE CONAN
Ennesima serie infinita, che dopo più di 800 puntate è ancora lontana dal finire. Giuro, ho provato a seguirla all'inizio trovandola pure interessante; poi ho capito che La signora in giallo gli mangia in testa a Conan e soci e quindi ciao. Detesto che in una serie la trama di fondo non venga sviluppata, andandosi a perdere tra i centinaia di episodi autoconclusivi senza importanza, creati solo per allungare la mia agonia da spettatore scoglionato.


ADVENTURE TIME
Sì, odio Adventure Time da prima che diventasse famoso. Ogni singolo episodio è per me una morte cerebrale; un trip di acidi dalla quale esci male, o peggio, non ne esci proprio. Lunghi silenzi e immagini alla quale il mio cervello non riesce dare una spiegazione, peggio dell'ipnorospo di Futurama versione punkabbestia sotto i portici. Non riesco a capire come possiate guardarlo, davvero. 


SPONGEBOB
Come per Adventure Time, solo che SpongeBob ha in più la risata più fastidiosa dell'universo intero. SpongeBob deve morire male, assieme a Patrick Stella, Mr. Krabs e Squiddi, il capitano della sigla e tutti i personaggi di questo abominio animato. 


SIMPSON
Ebbene sì, detesto pure i Simpson. Ora. Perché una volta li guardavo con piacere, divertito dai loro episodi e dalle loro battute, poi però, col passare degli anni, le cose sono cambiate. O meglio, non sono cambiate affatto. Da due decenni sono rimasti sempre gli stessi, con le loro solite battute e le solite situazioni. Dopo l'ennesima replica si capisce che in tutti questi anni qualcosa è andato storto: non è mai cambiato nulla. La serie ha bisogno di uno svecchiamento, di far crescere quei maledetti Bart, Lisa e Maggie e mandare Homer in pensione. Mostrare la vita che va avanti, il tempo che passa e creare situazioni nuove. Odio i Simpson perché anche se sono cresciuto con loro, loro non vogliono crescere con me. 


Ah, odio anche i Puffi.

Mad Sheila, il trailer del Mad Max cinese

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Ebbene sì, avete letto bene, i cinesi hanno fatto la loro personale versione di Mad Max. Una versione dai toni demenziali, ma che non si fa mancare nulla del repertorio post-apocalittico a cui siamo abituati; costumi appariscenti e personaggi sopra le righe, alla guida di veicoli blindati lanciati in furiosi inseguimenti lungo le polverosi strade desertiche, sparatorie ed esplosioni a low budget. Enjoy.


Non ho trovato il nome degli attori, e ci sono davvero poche notizie riguardanti questa apocalittica pellicola, giusto il luogo delle riprese, il deserto della Mongolia. Ah, c'è pure il rischio che diventi una trilogia. Tanta roba, insomma.


LEGO Worlds, il videogioco per Mastri Costruttori

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Prendete Minecraft; fatto? Bene, ora dategli fuoco e spargete al vento le sue ceneri, perché sta per arrivare su console e PC il sandbox game definitivo. 

 

L'anno scorso uscì in Early Access su Steam, raccogliendo un buon numero di pareri positivi; ora, o meglio, il 24 febbraio 2017, LEGO Worlds verrà rilasciato anche per PS4, Xbox e PC. Armatevi dunque di fantasia, poiché essa sarà l'unico limite che avrete una volta inserito il disco e avviata la partita.

Blogging a modo mio

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Prima di calarmi nel clima nasalizio, prima dello stucchevole periodo che pervade l'ultima parte di questo 2016, volevo parlarvi del mio modo di bloggare. Perché? Per via del mio modo di vivere il blogging.


Sono passati tre anni, più o meno, da quando ho iniziato a scrivere su questa piattaforma, che per anni ho seguito solo come un navigatore curioso e anonimo. Poi la svolta: nacque la Mente di Zero, il mio personale spazio virtuale. Come siate arrivati a leggere queste righe non lo saprò mai, forse siete incappati in questo blog per puro caso, o forse per sentito dire, o chissà per quale altro motivo; comunque, dal profondo del mio cuoricino di ghiaccio, vi ringrazio della vostra presenza. Anche una vostra semplice visualizzazione è per me motivo di soddisfazione, sì, pure te che non commenti mai; già il fatto che qualcuno legga un post che abbia scritto, dopo magari averci passato delle ore a scriverlo, mi fa capire che nonostante non sia un blogger attivissimo, ho pure io il mio piccolo gregge di pecorelle smarrite da accudire.Come ho già ribadito più di una volta, faccio davvero fatica a scrivere ogni giorno, parlare di tutto quello che seguo, delle ultime news o delle serie TV del momento; oltre ad avere poco tempo per farlo, aggiungo il fatto che la lista di cose da leggere, guardare, giocare, recensire è talmente lunga che neppure se le giornate fossero di 36 ore potrei mai farcela. Ho letteralmente delle torri di fumetti in giro per la stanza, almeno una decina di set LEGO ancora da montare, assieme a cinque model kit vari che non ho ancora avuto modo di finire. E certe cose sono due anni che prendono polvere, in attesa del loro turno per finire in qualche mio post. E a proposito di post: vi starete chiedendo che fine abbiano fatto le varie rubriche come il Venerdì coin-op, Inside the Games e il mega listone dei Set LEGO più belli di sempre. Bene, o meglio male, perché alcune di esse potrebbero non arrivare più, per via del troppo tempo che mi ci vuole per scriverle. Purtroppo sono fatto così, scrivo in modo troppo lento e mi perdo via con niente; già per scrivere queste poche righe ci sto mettendo un'ora, indeciso su come poter continuare la frase che state leggendo. Sono l'eterno indeciso, che adora la scrittura creativa e che vorrebbe tanto farvi leggere quello che gli passa per la testa, se non fosse che ogni volta che pubblico anche un piccolo racconto poi non se lo fili nessuno. E quindi mi richiudo in me stesso, convinto del fatto che quello che scrivo non interessi a nessuno.Ma ora basta piangersi addosso, è quasi Nasale e c'è sempre tempo per rimediare. Forse.

Bella Babbo - 2016

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Bella Babbo, come va? Hai fatto il bravo quest'anno? Io, se controlli sul tuo librone dei bimbi buoni, mi sono meritato i tuoi doni pure per questo Nasale. Non ho perso la pazienza, non ho occultato cadaveri e ho detto qualche brutta parola in meno dell'anno scorso. Credo.Comunque, veniamo a noi: sotto l'albero ho già fatto lo spazio per i pochi doni che ti chiedo questa volta, che ormai ho capito che non mi farai mai trovare la Scarlett Johansson in babydoll che mi dice le cose sconce.Stronzo.


NEO GEO X GOLD Limited Edition
Una console mitologica per tutti gli amanti del retrogaming, specialmente per chi all'epoca se la poteva sognare solamente. I giochi costavano già ai tempi un rene o poco più, ora girano a cifre da capogiro; ora, con questo NEO GEO X GOLD, c'è la possibilità di giocare con titoli precaricati, oltre che le cartucce originali, e per me vuol dire non uscire più di casa. 

 
BRACCHIOSAURO DELLA PAPO
Adoro i dinosauri della francese PAPO, nonostante siano anni luce lontani dalle reali fattezze dei giganti del passato, tendendo a ricalcare i dinosauri della serie di Jurassic Park. Nella mia collezione mancano giusto una manciata di pezzi, tra cui il Bracchiosauro, che è talmente grande che ha bisogno di uno spazio tutto suo.

 



FORTRESS MAXIMUS
Già solo il nome è sinonimo di maschia potenza e testosteronità che Schwarzenegger vatti a nascondere. 




 6277 - IMPERIAL TRADING POST
Uno dei miei sogni da quando ero alto un metro o poco più (non che ora sia più alto), purtroppo nessuno me lo ha mai preso, anche se ricordo che al tabacchino del paese era esposto in bella mostra. Dannata infanzia senza stipendio.

E con questo è tutto Babbo, come hai potuto notare mi sono limitato, quindi fai il bravo e fammi contento. Che è un attimo che ti ritrovi senza renne e con una lettera sgrammaticata di riscatto alla porta. 

E voi, brutta gente, avete fatto la vostra letterina per il vecchio rimba in rosso? 
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